Facebook Stories, Instagram Stories, Whatsapp, email, sponsorizzazioni, inviti di massa, chat di gruppo, video, catene di Sant’Antonio, gruppi Facebook, gruppi Whatsapp, foto, parole, parole, parole.
Siamo ogni giorno invasi da contenuti digitali che non abbiamo espressamente chiesto di ricevere.
La quantità di informazioni con cui veniamo a contatto è molto più alta oggi rispetto a soli 2-3 anni fa. Il modo di comunicare, di lavorare e di trascorrere il tempo è letteralmente cambiato, in modo irreversibile.
In questa giungla e in questa corsa sfrenata al like facile, alla condivisione veloce, al cuoricino messo a mo’ di tic del pollice, al mancato approfondimento di una notizia e di una reale ed utile informazione, io credo ci sia bisogno di fare silenzio.
Esserci meno, esserci meglio
Ero qui che riflettevo su quanto sia cambiato il web da quando è diventato la mia passione (ormai 8 anni fa) e poi il mio lavoro (ormai 6 anni fa), e sono arrivata alla conclusione abbozzando il titolo di questo post: io voglio esserci meno, ma esserci meglio.
Non mi va più di essere presente ogni giorno con brevi video da 15 secondi sulle Stories di Instagram perché è lì che si sta andando, è lì che tutti sono. Non mi va proprio di essere schiava di Facebook che ora non mostra più i miei contenuti a persone che nel 2011 hanno iniziato a seguirmi, a meno che io non tiri fuori il portafogli, manco fosse un riscatto.
Voglio essere portatrice sana di contenuti utili, di qualità, voglio che le persone abbiano ben chiaro il mio personal branding, si ricordino di me perché ho risolto loro un problema con il sito web, ho realizzato per loro un lavoro di comunicazione ben fatto dall’inizio alla fine, puntuale e preciso, con idee che possano aiutarle a crescere anche dopo il mio aiuto come copywriter, social media manager oppure blogger.
Voglio farlo perché è questo motore che ho dentro che mi ha spinto a mettermi in proprio, 4 anni fa, lavorando sul web e vivendo di comunicazione. E sento che, mentre il web cambia, io non voglio per forza adeguarmi, io voglio restare me stessa, studiando comunque il modo per esserci nel modo migliore.
La comunicazione è tutto, ma oggi serve fare pulizia.
Serve dire meno, ma dire meglio.
Servono contenuti ben pianificati, ma non per forza, non perché così si è fatto negli ultimi anni. Non serve a nulla pianificare 58 post su Instagram in un mese solo perché tutti postano a manetta. Non serve a niente sponsorizzare i contenuti su Facebook giusto per mostrare ai propri clienti qualche like in più.
Piuttosto, ragioniamo su come trasformare quel contatto in una telefonata, in un’email, in una visita al blog. Lavoriamo su strumenti di nostra proprietà (il nostro negozio, il nostro database di email per la newsletter, il nostro sito web): i canali social servono fino ad un certo punto. Non bisogna lasciarsi schiavizzare.
A un certo punto ci si ferma, per concentrarsi su ciò che è importante.
Una pagina web ben posizionata sui motori di ricerca dura nel tempo. Dura nel tempo, sì, lo sapevi?
Anche dopo che le sponsorizzate su Facebook sono finite. Anche quando l’ultima storia su Instagram è scomparsa dall’etere.
Concentriamoci su chi siamo come persone, su cosa facciamo come aziende, su che cosa vogliamo comunicare di noi, che cosa vogliamo che le persone ricordino (davvero) di noi.
Produciamo valore!
Pubblichiamo qualcosa di indimenticabile, che faccia dire alle persone “wow, questo link me lo salvo, mi sarà utile”. O ancora, “questo post è davvero ben fatto, dovrei provare a seguire il suo esempio perché funziona”.
Esserci meno, esserci meglio: perché c’è già troppo di tutto, perché il troppo alla fine stanca e non resta nulla da ricordare davvero. Perché nel caos di contenuti prodotti che ci passano davanti agli occhi, dobbiamo riuscire a saltare fuori dalla mischia. Differenziarci per qualità e non per quantità di presenza.
Esserci di meno, ma esserci con qualcosa che le persone apprezzano, usano, condividono, comprendono e fanno proprio.
Dobbiamo esaltare l’essenziale, non il superfluo.
Che la privacy torni ad essere vera privacy, e che la comunicazione torni ad essere vera (ed utile) comunicazione.
Flavia Chiarelli
18 Febbraio 2019 at 16:00 (4 anni ago)Questo post è davvero salva-vita.
In un momento in cui tutti urlano cose senza senso molto spesso, cara Silvia, tu sei riuscita a dire qualcosa di utile e vero sussurrando.
GRAZIE
Silvia Cartotto
18 Febbraio 2019 at 16:07 (4 anni ago)Grazie di cuore Flavia. <3
Giuseppe Anzaldi
19 Febbraio 2019 at 12:39 (4 anni ago)Condivido Silvia. Grazie.
Silvia Cartotto
19 Febbraio 2019 at 15:27 (4 anni ago)Grazie a te, Giuseppe!
ROBERTO TOSI
21 Febbraio 2019 at 12:26 (4 anni ago)Qualche volta rompere le regole significa semplicemente ampliarle. Brava Silvia!
Silvia Cartotto
21 Febbraio 2019 at 14:27 (4 anni ago)Grazie, Roberto! 🙂
Valeria SARACCO
25 Agosto 2019 at 4:09 (4 anni ago)Grazie perchè hai tradotto in parole dove sono e ciò che sento.
Silvia Cartotto
26 Agosto 2019 at 9:37 (4 anni ago)Grazie mille a te Valeria! 🙂